ARTE E MUSEI
Learn MoreMUSEI NEL TERRITORIO UNESCO
MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA
E DELL’ARTIGIANATOCISON DI VALMARINO Pazza Roma 9
tel. 0438 977601
MUSEO DELLA RADIO D’EPOCACISON DI VALMARINO Piazza Roma, 9
tel. 0438 977601 – fax 0438 977602
CASA DEL PITTORE
GIAMBATTISTA CIMA DA CONEGLIANO CONEGLIANO
Via Cima, 24
tel. 0438 21660 – 0438 22494 – 342 3729674
CIMITERO EBRAICO ANTICO DI CONEGLIANO CONEGLIANO Passerella di Viale Gorizia
tel. 0438 60979
MUSEO CIVICO DEL CASTELLO
CONEGLIANO Piazzale San Leonardo, 8
tel. 0438 22871 – fax 0438 413556
MUSEO DEGLI ALPINI
CONEGLIANO Piazza San Martino 1
cell. 347 5212622 – 338 182565
PALAZZO SARCINELLI
CONEGLIANO Via XX Settembre, 132
tel. 0438 413316 – fax 0438 413556
MUSEO DEL CAFFE’ DERSUT CONEGLIANO Via Vecellio, 2
tel. 0438 411200
SALA DEI BATTUTI
CONEGLIANO Via XX settembre, 44
tel. 0438 22606 – 0422 184890
COLLEZIONE OPERE DI SANDRO NARDI
FOLLINA Via Martiri della Libertà 5
tel. 0438 9733 – cell. 366 6843481
MUSEO DELLA GRANDE GUERRA
MORIAGO DELLA BATTAGLIA Piazza della Vittoria, 14
tel. 0438 890860
MUSEO DI STORIA LOCALE TOTI DAL MONTE
PIEVE DI SOLIGO Piazza Liberta’ 7
tel. 0438 985335 – fax 0438 985300
VILLA BRANDOLINI
PIEVE DI SOLIGO Piazza Liberta’ 7
tel. 0438 985335 – fax 0438 985300
MUSEO MULTIMEDIALE
PROGETTO NATURA SISTEMA AURORA
REVINE LAGO loc. Santa Maria Via Celle, 6
tel. 0438 524160
PARCO ARCHEOLOGICO DIDATTICO DEL LIVELET
REVINE LAGO Via Carpenè
Tel. 0438 21230 – Fax 0438 428777 – Cel. 329 2605713
MUSEO DELL’UOMO
SUSEGANA via Barriera 35
tel. 0438 738610
GALLERIA CIVICA VITTORIO EMANUELE II°
VITTORIO VENETO Viale della Vittoria, 321 tel. 0438 552905 – fax 0438 946385
MUSEO DEL BACO DA SETA
VITTORIO VENETO San Giacomo di Veglia Via della Seta 23/6
tel. 0438 914024 – fax 0438 946385 – Cel. 335 1984964
MUSEO DEL CENEDESE
VITTORIO VENETO Piazza Flaminio, 1
tel. 0438 57103 – fax 0438 946385
MUSEO DELLA BATTAGLIA
VITTORIO VENETO Piazza Giovanni Paolo I°, 1
tel. 0438 569275 – fax 0438 946385
MUSEO DIOCESANO D’ARTE SACRA ALBINO LUCIANI
VITTORIO VENETO Largo del Seminario, 2
tel. 0438 948411 – fax 0438 948426
MUSEO GEOLOGICO DI NOVE
VITTORIO VENETO via Nove Alta
tel. 0438 568929 – fax 0438 568929
MUSEUMS OF THE UNESCO AREA
ARTE
Opere d’arte presenti nel territorio Unesco
GALLERIA CIVICA VITTORIO EMANUELE II VITTORIO VENETO
La Collezione Maria Fioretti Paludetti raccoglie opere significative di artisti quali Pietro Pajetta, Alessandro Pomi e Pino Casarini, Guido Cadorin, Bruno Saetti, Pio Semeghini, Carlo Dalla Zorza, Fioravante Seibezzi, il cosiddetto Cagnaccio di San Pietro, Virgilio Guidi, Filippo De Pisis, Felice Carena, Armando Pizzinato, i trevigiani Nino Springolo e Nando Coletti, Gina Roma ed i vittoriesi Armando Tonello e Luigi Cillo…
Il nucleo originario della Collezione, formato da opere di artisti veneti del primo Novecento con cui spesso Giovanni Paludetti aveva una frequentazione diretta, venne ampliato nel corso degli anni per comprendere anche esempi dei secoli precedenti (attribuiti, fra gli altri, al Maestro di Barga, Domenico Puligo, Pierfrancesco di Jacopo di Domenico Foschi, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Il Cigoli, Leandro Bassano, Girolamo Forabosco, Mattia Preti, Carlo Ceresa, Giacomo Carneo, Philippe de Champaigne, Gerolamo Induno…), così da coprire complessivamente un arco temporale che va dal XIV al XX secolo.
Ne risultò quindi una collezione ampia e variegata, la quale raccoglie dipinti, stampe, disegni, sculture ed arredi, che il Paludetti volle dedicare alla madre, mentre alla sorella Cecilia scelse di intitolare una sala in cui sono riunite opere di epoche diverse, di particolare valore affettivo. Anche il tema del Risorgimento, così caro al Professore, è molto presente nella Galleria, che porta il nome di Vittorio Emanuele II sempre per volontà del donatore. Tale collezione quindi rispecchia inevitabilmente il gusto, la cultura e l’esperienza personale del Prof. Paludetti, il quale la intendeva quasi come un’occasione di elevazione spirituale, oltre che culturale.
DUOMO DI VALDOBBIADENE
Il duomo di Valdobbiadene è ricco di opere d’arte che spaziano dal Cinquecento al Novecento, e altre ve ne sarebbero che sono andate perdute negli anni, anche a causa degli eventi bellici.
La “pala grande” dedicata all’Assunta è una delle più importanti opere di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzo, che la eseguì agli inizi del Cinquecento. Altrettanto preziosa è la pala, databile agli anni 1535-1543, del trevigiano Paris Bordon, uno dei più brillanti allievi di Tiziano, che ritrae la Madonna con Gesù bambino in trono, san Sebastiano e san Rocco.
L’altare di San Giovanni battista, all’interno della chiesa arcipretale di Valdobbiadene, è ornato da un pregevole dipinto tardo cinquecentesco firmato da Palma il Giovane e raffigurante i Santi Giovanni battista, Girolamo e Antonio abate. La tela che accomuna i tre santi penitenti del deserto appare in stretta relazione con quella dei Santi Agostino e Domenico realizzata dallo stesso autore a Traù in Dalmazia nel 1599.
Il ciborio cinquecentesco dell’antico altare maggiore è stato riutilizzato per ornare l’attuale altare della Madonna. Nella visita pastorale del 1633 il tabernacolo viene descritto come ornato da varie statue di bronzo dorato, doratura che andò perduta quando i bronzi furono inviati in luogo “sicuro” per proteggerli dai bombardamenti della grande guerra.
Alla serie appartiene una elegante scultura raffigurante l’allegoria della Fede che è stata variamente attribuita ad Alessandro Vittoria, Camillo Mazza e Annibale Fontana.
Nella canonica di Valdobbiadene si conserva un vivido ritratto del cardinale Gregorio Barbarigo, che fu eseguito da una giovanissima Rosalba Carriera nel 1694 in occasione dell’ultima visita pastorale effettuata dal prelato nella città trevigiana. Il ritratto fu donato alla parrocchia da Alessandro Dalla Costa nel 1891.
Porta la firma della pittrice Rosa Bortolan il dipinto con San Venanzio Fortunato risalente al 1856 che in passato ornava l’altare a lui dedicato. Gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale, fu sostituito con un dipinto di analogo soggetto di Ubaldo Oppi, per essere poi ricollocato in chiesa dopo un intervento di restauro avvenuto nel 1969.
Il presbiterio è ornato da una serie di dipinti realizzati dall’artista emiliano Carmelo Puzzolo. Eseguiti a tempera su tela nel 1969, sono inseriti all’interno di cornici in stucco.
MUSEO DEL CENEDESE
VITTORIO VENETO
Il Museo d’arte, storia e archeologia e’ ospitato in un elegante Palazzo neogotico (1462-1476) dalla splendida facciata affrescata. Il quattrocentesco Oratorio dei SS. Lorenzo e Marco dei Battuti di S. Maria di Serravalle, distante cento metri, ne costituisce la sezione monumentale.
Il Museo venne cosě denominato dal suo fondatore, ingegner Francesco Troyer (1863-1936), perché destinato a raccogliere e mettere in valore memorie archeologiche, storiche ed artistiche dell’antico territorio ‘Cenedese”, adagiato fra Piave e Livenza, dalla Val Belluna al mare Adriatico, coincidente con la metà settentrionale dell’antica (713) Diocesi di Ceneda, poi Vittorio Veneto.
Il museo ospita, oltre alle collezioni archeologiche e di reperti storici, una ricca collezione artistica.
Nella Sezione del Novecento si va dal realismo veneto di stampo ottocentesco di Pietro Paietta, Luigi Da Rios, Alessandro Zezzos, Alessandro Milesi, allo stile ‘Novecento” di Aldo Rosolen, all’impressionismo veneto dei contemporanei Delfino Varnier ‘Peo” e Armando Tonello, ultimo esponente della Scuola di Burano. Molto interessante la collezione ‘L’immagine della Resistenza” con opere donate dagli autori: Alik Cavaliere, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Luciano Minguzzi, Augusto Murer, Aldo Bergonzoni, Mino Maccari, Armando Pizzinato, Treccani, Emilio Vedova.
Le opere di scultura e la gipsoteca documentano anche l’attività di alcuni artisti cenedesi: Guido Giusti, Giuseppe Garbellotto, Toni Furlan e Mario Dal Fabbro. Di grande fascino un vetro del veneziano Egidio Costantini e L’acquaiolo, fusione in argento di Vincenzo Gemito, del 1922, per il geniale inventore vittoriese Ettore Fenderl, reso dall’autore stesso diverso in una dozzina di particolari rispetto alla copia in bronzo conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Si segnalano, inoltre, le ventisette opere tra dipinti, sculture ed incisioni conservate presso il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto che testimoniano le vicende belliche della prima guerra mondiale.
DUOMO DI VALDOBBIADENE
Il duomo di Valdobbiadene è ricco di opere d’arte che spaziano dal Cinquecento al Novecento, e altre ve ne sarebbero che sono andate perdute negli anni, anche a causa degli eventi bellici.
La “pala grande” dedicata all’Assunta è una delle più importanti opere di Francesco da Conegliano, detto il Beccaruzzo, che la eseguì agli inizi del Cinquecento. Altrettanto preziosa è la pala, databile agli anni 1535-1543, del trevigiano Paris Bordon, uno dei più brillanti allievi di Tiziano, che ritrae la Madonna con Gesù bambino in trono, san Sebastiano e san Rocco.
L’altare di San Giovanni battista, all’interno della chiesa arcipretale di Valdobbiadene, è ornato da un pregevole dipinto tardo cinquecentesco firmato da Palma il Giovane e raffigurante i Santi Giovanni battista, Girolamo e Antonio abate. La tela che accomuna i tre santi penitenti del deserto appare in stretta relazione con quella dei Santi Agostino e Domenico realizzata dallo stesso autore a Traù in Dalmazia nel 1599.
Il ciborio cinquecentesco dell’antico altare maggiore è stato riutilizzato per ornare l’attuale altare della Madonna. Nella visita pastorale del 1633 il tabernacolo viene descritto come ornato da varie statue di bronzo dorato, doratura che andò perduta quando i bronzi furono inviati in luogo “sicuro” per proteggerli dai bombardamenti della grande guerra.
Alla serie appartiene una elegante scultura raffigurante l’allegoria della Fede che è stata variamente attribuita ad Alessandro Vittoria, Camillo Mazza e Annibale Fontana.
Nella canonica di Valdobbiadene si conserva un vivido ritratto del cardinale Gregorio Barbarigo, che fu eseguito da una giovanissima Rosalba Carriera nel 1694 in occasione dell’ultima visita pastorale effettuata dal prelato nella città trevigiana. Il ritratto fu donato alla parrocchia da Alessandro Dalla Costa nel 1891.
Porta la firma della pittrice Rosa Bortolan il dipinto con San Venanzio Fortunato risalente al 1856 che in passato ornava l’altare a lui dedicato. Gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale, fu sostituito con un dipinto di analogo soggetto di Ubaldo Oppi, per essere poi ricollocato in chiesa dopo un intervento di restauro avvenuto nel 1969.
Il presbiterio è ornato da una serie di dipinti realizzati dall’artista emiliano Carmelo Puzzolo. Eseguiti a tempera su tela nel 1969, sono inseriti all’interno di cornici in stucco.
MUSEO DEL CENEDESE VITTORIO VENETO
Il Museo d’arte, storia e archeologia e’ ospitato in un elegante Palazzo neogotico (1462-1476) dalla splendida facciata affrescata. Il quattrocentesco Oratorio dei SS. Lorenzo e Marco dei Battuti di S. Maria di Serravalle, distante cento metri, ne costituisce la sezione monumentale.
Il Museo venne cosě denominato dal suo fondatore, ingegner Francesco Troyer (1863-1936), perché destinato a raccogliere e mettere in valore memorie archeologiche, storiche ed artistiche dell’antico territorio ‘Cenedese”, adagiato fra Piave e Livenza, dalla Val Belluna al mare Adriatico, coincidente con la metà settentrionale dell’antica (713) Diocesi di Ceneda, poi Vittorio Veneto.
Il museo ospita, oltre alle collezioni archeologiche e di reperti storici, una ricca collezione artistica.
Nella Sezione del Novecento si va dal realismo veneto di stampo ottocentesco di Pietro Paietta, Luigi Da Rios, Alessandro Zezzos, Alessandro Milesi, allo stile ‘Novecento” di Aldo Rosolen, all’impressionismo veneto dei contemporanei Delfino Varnier ‘Peo” e Armando Tonello, ultimo esponente della Scuola di Burano. Molto interessante la collezione ‘L’immagine della Resistenza” con opere donate dagli autori: Alik Cavaliere, Pericle Fazzini, Nino Franchina, Luciano Minguzzi, Augusto Murer, Aldo Bergonzoni, Mino Maccari, Armando Pizzinato, Treccani, Emilio Vedova.
Le opere di scultura e la gipsoteca documentano anche l’attività di alcuni artisti cenedesi: Guido Giusti, Giuseppe Garbellotto, Toni Furlan e Mario Dal Fabbro. Di grande fascino un vetro del veneziano Egidio Costantini e L’acquaiolo, fusione in argento di Vincenzo Gemito, del 1922, per il geniale inventore vittoriese Ettore Fenderl, reso dall’autore stesso diverso in una dozzina di particolari rispetto alla copia in bronzo conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Si segnalano, inoltre, le ventisette opere tra dipinti, sculture ed incisioni conservate presso il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto che testimoniano le vicende belliche della prima guerra mondiale.
DUOMO E LA SALA DEI BATTUTI A CONEGLIANO
La costruzione fu iniziata dai Battuti nel 1345. Questi erano i membri di una congregazione nata in Umbria verso il 1260 e che già pochi anni dopo era presente a Conegliano, distinguendosi per la cura della spiritualità degli abitanti oltre che per l’assistenza materiale prestata attraverso ospedali ed ospizi da loro fondati. Entro il 1354 costruirono la loro chiesa intitolata a S. Maria Nuova dei Battuti, sorta al centro di un ospizio per pellegrini da loro gestito.
Nella seconda metà del XIV secolo fu realizzata la sovrastante sala per le riunioni che, collocata perpendicolarmente alla navata della chiesa, permise di rispettare la continuità del fronte stradale porticato.
Alla fine del Quattrocento fu ampliato l’edificio con la realizzazione del presbiterio, di due nuove navate e del campanile (1497). In quegli anni si provvide anche alla decorazione interna, di cui rimangono notevoli tracce e alla realizzazione della pala d’altare.
Nel sec. XVIII il tempio fu modificato secondo il gusto dell’epoca: le arcate a sesto acuto furono sostituite da archi a tutto sesto e furono applicate decorazioni in stucco. In questo periodo l’originaria chiesa dei Battuti divenne il Duomo della città, intitolato a S. Maria Annunziata e a S. Leonardo.
Attualmente la chiesa si presenta formata da due parti distinte: le navate trecentesche ed il presbiterio moderno. Le navate presentano elementi a candelabra, in parte integrati in epoca moderna, nell’intradosso degli archi e in corrispondenza delle vele del soffitto.
La chiesa ospita notevoli opere d’arte: la pala d’altare di Giambattista Cima da Conegliano del 1493, raffigura la Madonna col Bambino e angeli, tra i santi Giovanni Battista, Nicola, Caterina d’Alessandria, Apollonia, Francesco e Pietro, collocata nel presbiterio, il dipinto di Francesco Beccaruzzi – artista coneglianese vissuto nel sec. XVI – raffigurante S. Francesco riceve le stigmate, nella parte superiore, e i santi Luigi, Bonaventura, Caterina d’Alessandria, Girolamo, Antonio e Paolo, nella parte inferiore.
Degna di nota è anche la grande tela di Jacopo Palma il Giovane (1544 – 1628) raffigurante S. Caterina battezzata dall’eremita, collocata sulla controfacciata sopra la porta d’ingresso.
La facciata della chiesa è in realtà nascosta da quella della sala dei Battuti, che è caratterizzata dalla successione di nove archi a sesto acuto. Questa fu affrescata alla fine del Cinquecento da Ludovico Toeput, detto il Pozzoserrato, con scene tratte dalle sacre scritture realizzate con una monumentalità delle figure che risente ancora del gusto manierista.
SALA DEI BATTUTI E SALA DEL CAPITOLO
L’interno della Sala dei Battuti, di impianto rettangolare, presenta un bel soffitto ligneo e un ciclo di affreschi realizzato per la maggior parte da Francesco da Milano in due momenti distinti. La parete esterna fu infatti dipinta verso il secondo decennio del XVI secolo, mentre quella interna attorno al 1530, con uno stile del tutto differente rispetto a quello delle scene precedenti perché realizzate sul modello delle stampe dei cicli della Piccola e della Grande Passione che il Dürer diede alle stampe attorno al 1510. In seguito la Sala fu ampliata e si dovette procedere alla decorazione delle nuove pareti con episodi realizzati dal Pozzoserrato e da altri artisti locali.
Il ciclo pittorico descrive episodi che vanno dalla creazione del Mondo al Giudizio Universale.
Dopo le soppressioni napoleoniche, la Sala fu trasformata inizialmente in carcere (1807), poi in ricovero dei soldati (1847) e quindi fu lasciata in stato di abbandono fino agli anni Sessanta, quando è stata restaurata.
Attigua è la Sala del Capitolo, impreziosita da cinque arazzi di manifattura fiamminga di notevole pregio, databili intorno al 1560, raffiguranti storie di Davide e Betsabea, recentemente restaurati.
IL CASTELLO E IL MUSEO DEL CASTELLO DI CONEGLIANO
Tra le molte opere conservate in Museo, la prima che attrae l’attenzione del visitatore è probabilmente l’affresco staccato dall’abside della chiesa di S. Antonio Abate dei Canonici Lateranensi di Conegliano, ora distrutta; opera del 1514 di Giovanni Antonio Pordenone, raffigura la Maddalena, S. Caterina e altri due santi dipinti, attualmente ai lati di una Madonna con Bambino che risulta di fattura differente rispetto al testo del complesso.
Interessante è anche la serie di tre affreschi proveniente da Palù di Fossamerlo: opere del sec. XV raffigurano rispettivamente la Madonna in trono tra Santi, la Crocifissione e l’Ultima Cena; quest’ultima è quasi certamente opera di Giovanni di Francia che, come in altre sue opere simili presenti nel territorio, ha dipinto una tavola imbandita su cui spicca la presenza dei soli coltelli (le forchette all’epoca non erano ancora entrate nell’uso comune) e dei rossi gamberi di fiume i quali, oltre ad essere ancor oggi un piatto raffinato della cucina trevigiana, hanno anche un significato religioso, simboleggiando il presagio della morte, la Resurrezione ma anche l’eresia, tutti temi connessi a quello dell’Ultima Cena.
Probabilmente dello stesso autore è l’affresco raffigurante episodi della vita di S. Pietro, staccato da una piccola chiesa di Zoppè di S. Vendemiano; l’apparente “modernismo, che l’artista manifesta nell’abbigliamento dei personaggi rappresentati, è contraddetto dall’impostazione generale dell’opera ancora influenzata dai grandi maestri del sec. XIV che continuano ad avere successo nei secoli successivi anche nelle zone culturalmente periferiche.
PINACOTECA
Tra i dipinti bisogna citare almeno le portelle d’organo raffiguranti l’Annunciazione, S. Giovanni Battista e S. Taddeo, attribuite alla Bottega di Cima da Conegliano e databili tra il 1510 ed il 1517. Palma il Giovane ha invece dipinto la grande tela raffigurante la Consegna delle chiavi a San Pietro (1614/1616) che all’origine faceva parte di un trittico della chiesa dei Cappuccini di Conegliano. Tra gli otto dipinti donati al museo nel 1987 da Maria Teresa Ancillotto Mazzarolli spiccano per l’elevata qualità il S. Girolamo penitente, attribuito allo Spagnoletto (prima metà del sec. XVII) e la Madonna con Gesù Bambino, copia di un famoso dipinto del Correggio del 1516, la “Zingarella’, di cui sì conoscono altri due esemplari in Italia e uno in Spagna
Notevoli, ancora, la Sacra Conversazione di Francesco da Milano, pittore lombardo molto attivo nella zona nella prima metà del sec. XVI, il ritratto dell’Ambasciatore Antonio Foscarini (scuola veneta, sec. XVI) e quello dell’ Ammiraglio Vittore Garzoni, dipinto di Pietro della Vecchia del sec. XVII questi eseguì almeno altri due ritratti ad esponenti della nobile famiglia veneziana, caratterizzati anch’essi dalla presenza dell’imponente colonna scanalata posta alle spalle dei personaggi: uno è conservato nel Museo Nazionale di Cracovia e l’altro all’Ermitage di San Pietroburgo.
Tra le sculture, infine, si segnalano S. Siro ed il neofita di Arturo Martini e la Gloria di S. Antonio, ovale di terracotta del Brustolon databile attorno al 1695.
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