L’ALTARE MAGGIORE

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L’altar maggiore della chiesa di Selva è frutto dell’accostamento di due distinti altari di differente provenienza. L’alzato retrostante, una serliana di marmi policromi di grande impatto scenografico, apparteneva all’altare della chiesa della demolita Certosa del Montello. La mensa e il superbo ciborio provengono dalla chiesa di San secondo di Venezia. Fu don Saccardo che, nel 1812, a seguito dell’acquisto del dossale dalla Certosa, decise di accostare i due altari dando origine ad una composizione che racchiude l’estro artistico e scultoreo di due dei principali esponenti dell’architettura e della scultura veneta.

Il dossale, opera di Giorgio Massari (1687-1766), si presenta suddiviso in tre parti: una centrale, archivoltata, e due laterali, ribassate e architravate. Nelle nicchie delle parti laterali sono stati inseriti due angioletti provenienti dalla chiesa di San Martino di Murano, mentre nella parte centrale trova posto la pala di Vincenzo Guarana che rappresenta il battesimo di Costantino da parte di San Silvestro I papa. Le conchiglie che si ravvisano sulla sommità dell’arco centrale riportano alle suggestioni del rococò e ben si inseriscono nello stile dell’intera opera.

Mensa e ciborio sono, probabilmente, opera del principale esponente della scultura veneta del ’700: Giovanni Maria Morlaiter. Solo osservandoli da vicino si riesce a cogliere l’altissimo livello di maestria scultorea che è stato impiegato per realizzare l’opera. 

Allargando lo sguardo all’intero presbiterio è doveroso citare le due cattedre, anch’esse opera di Massari e provenienti dalla Certosa, e le due statue di incomparabile eccellenza artistica poste ai lati del presbiterio rappresentati san Domenico, sulla sinistra, e Santa Rosa sulla destra. Non vi sono notizie sullo scultore che le ha realizzate ma si può senz’altro constatare l’altissimo livello artistico dell’esecutore.  

CHIESA DI SELVA DEL MONTELLO

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L’attuale chiesa di Selva venne edificata, a tempo di record, tra il 1932 e il 1933. L’antica millenaria chiesa, che sorgeva in altro luogo, venne distrutta da un tremendo ciclone abbattutosi in tutta la zona montelliana il 24 Luglio 1930.

La prima pietra della nuova chiesa fu posta il 26 Marzo 1932 e il 31 Dicembre dello stesso anno venne celebra la prima messa nel nuovo tempio appena coperto. Il 26 febbraio 1933 la chiesa venne benedetta e si iniziò ad officiare; tra il 18 e il 19 Marzo 1950 la chiesa venne ufficialmente consacrata alla presenza del Vescovo di Treviso Antonio Mantiero.

La volontà di costruire una nuova chiesa nacque sul finire degli anni ’20 del ‘900 in quanto l’antica chiesa di San Silvestro risultava inadeguata a contenere la crescente popolazione del paese. La fabbriceria affidò all’architetto Fausto Scudo il progetto del nuovo tempio. Vennero presentati vari progetti con varie soluzioni architettoniche. In uno dei disegni, per esempio, appaio due absidi collocati al posto degli attuali portali laterali e il campanile si presenta in forma cilindrica. Il terribile ciclone del 24 luglio 1930, che distrusse la vecchia chiesa, accelerò il tutto. Si decise di costruire la nuova chiesa in un luogo diverso dalla precedente della quale non rimane alcun segno tangibile. Il nuovo tempio, maestoso e imponente, raccolse le opere marmoree e pittoriche superstiti al crollo della vecchia chiesa e che oggi possiamo ammirare in tutto il loro antico splendore.

IL CICLONE DEL 1930

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Il 24 luglio 1930 l’area montelliana venne devastata da un evento atmosferico di inaudita violenza. Gli studiosi hanno identificato il tornado del Montello come uno dei più potenti mai abbattutosi in Europa. I venti, che probabilmente raggiunsero i 500 km orari, distrussero e danneggiarono molti edifici provocando la morte di decine di persone. A Selva vi furono tre vittime, una madre di 40 anni e un padre di 25 con la figlioletta. La chiesa parrocchiale,  che vantava il più cospicuo patrimonio artistico di tutta la diocesi, venne quasi interamente distrutta. La storia di questa antica chiesa la si può far iniziare verosimilmente attorno all’800 d.C. quando un gruppo di monaci Nonantolani di Treviso, fuggendo dall’invasione degli Unni, si rifugiò alle pendici del Montello. Qui fondarono una loro cappella che dedicarono a San Silvestro il quale divenne patrono di Selva. Nel corso dei secoli la struttura subì notevoli modifiche ma nella prima metà del 1800, grazie all’opera di don Giovanni Saccardo, la chiesa raggiunse il suo massimo splendore. Egli riuscì a collocare al suo interno le opere dei maggiori pittori e scultori della scuola veneta, recuperati dalle soppressioni napoleoniche, trasformando quella povera chiesa di campagna in un piccolo scrigno d’arte di inestimabile valore.

Dopo il passaggio della tromba d’aria rimasero in piedi solo facciata, presbiterio e campanile. Sotto le macerie della navata finirono i preziosissimi altari di marmo e le opere pittoriche di Paolo Veneziano, Tintoretto, Guardi, Fontebasso, Damini, Palma il Giovane. La popolazione, scossa e attonita, scavò per ore per recuperare il più possibile, molte delle opere pittoriche erano seriamente danneggiate (quasi tutte sono ora presenti nella nuova chiesa), gli altari marmorei quasi del tutto perduti, solo l’altar maggiore non subì conseguenze e oggi lo possiamo ammirare in tutta la sua maestosa bellezza davanti a noi. 

Un particolare ringraziamento all’architetto Alessandro Facchin e all’associazione Selva Nostra per l’elaborazione dei testi 

Un particolare ringraziamento alla voce di Giulia Zanetti e Roman Mandziy per gli audio