VILLA ZUCCAREDA-BINETTI
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Villa Zuccareda-Binetti è uno degli edifici più densi di storia della città di Montebelluna. Fu costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo per volontà dell’intellettuale trevigiano Bartolomeo Burchiellati (1548-1632), studioso globale dai molteplici interessi, che la elesse a dimora di campagna della famiglia. In occasione della realizzazione (1832) della nuova strada che da Pieve conduceva a Mercato Vecchio, l’ingegner Giuseppe Legrenzi dovette battagliare non poco con i proprietari dei fondi investiti dal nuovo tracciato. Tra i ricorrenti figuravano anche gli amministratori degli eredi Burchielati. In effetti, di lì a poco la proprietà fu acquistata dall’avvocato Giovanni Ferro che, nel 1838, sottopose l’edificio a una radicale e pesante ristrutturazione ben testimoniata dagli appunti di Scipione Fapanni, un erudito cronista dell’epoca. Al Ferro subentrò di lì a poco la famiglia trevigiana Zuccareda, da tempo ricca di inquieti spiriti rivoluzionari e riformisti. Per Montebelluna riveste, come è noto, grande importanza la figura del conte Domenico, patriota risorgimentale, amico di Cavour, esiliato a Milano, fu nominato presidente del Comitato degli emigranti e spese gran parte della sua sostanza per la patria. Coprì con onore cariche pubbliche: per molti anni fu assessore municipale di Treviso, membro del Consiglio d’amministrazione della Casa di Ricovero e della Banca Trevigiana e fu il primo presidente della nostra Congregazione di Carità
Divenne sindaco di Montebelluna dal 1870 al 1873, gli anni cruciali dello spostamento del mercato dal colle al piano, decisione già presa l’anno precedente dalla giunta Cornuda ma di cui Zuccareda ne appoggiò la decisione, sfidando ire di nemici che da quell’idea vedevano lesi i loro interessi: si procurò una vera corrente di impopolarità, tanto che gli incendiarono il palazzo e gli attentarono la vita ma Zuccareda, uomo a cui non mancavano né grinta né coraggio, ne divenne l’inesorabile esecutore, affiancato dal giovane Giobatta Dall’Armi. I montebellunesi in seguito, riconoscenti dell’opera meritoria, murarono una lapide in suo onore. Solo un foresto come lo Zuccareda, probabilmente, avrebbe potuto sfidare relazioni, interessi e amicizie consolidate e procedere spedito verso l’ingresso di Montebelluna nella modernità. E, solo alla presunzione di un foresto, va aggiunto, poteva venire in mente di esaltare la sua residenza, collocata nel colle, chiedendo di mettere perfettamente a fuoco visivo la villa con l’asse orientale del sistema urbano (via Roma). In seguito all’estinzione del ramo maschile degli Zuccareda, la villa divenne della famiglia Binetti. Occupata da numerosi reparti di comando dell’esercito, sede del comando locale delle forze italiane durante la Grande Guerra, magazzino per gli armamenti durante l’occupazione nazista, nel dopoguerra sino agli anni ottanta la struttura divenne poi un convitto per sordomuti e le sue stanze furono affittate a privati, nel 1982 infine, fu acquistata dal Comune di Montebelluna.
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Villa Zuccareda-Binetti è uno degli edifici più densi di storia della città di Montebelluna. Fu costruita a cavallo tra il XVI e il XVII secolo per volontà dell’intellettuale trevigiano Bartolomeo Burchiellati (1548-1632), studioso globale dai molteplici interessi, che la elesse a dimora di campagna della famiglia. In occasione della realizzazione (1832) della nuova strada che da Pieve conduceva a Mercato Vecchio, l’ingegner Giuseppe Legrenzi dovette battagliare non poco con i proprietari dei fondi investiti dal nuovo tracciato. Tra i ricorrenti figuravano anche gli amministratori degli eredi Burchielati. In effetti, di lì a poco la proprietà fu acquistata dall’avvocato Giovanni Ferro che, nel 1838, sottopose l’edificio a una radicale e pesante ristrutturazione ben testimoniata dagli appunti di Scipione Fapanni, un erudito cronista dell’epoca. Al Ferro subentrò di lì a poco la famiglia trevigiana Zuccareda, da tempo ricca di inquieti spiriti rivoluzionari e riformisti. Per Montebelluna riveste, come è noto, grande importanza la figura del conte Domenico, patriota risorgimentale, amico di Cavour, esiliato a Milano, fu nominato presidente del Comitato degli emigranti e spese gran parte della sua sostanza per la patria. Coprì con onore cariche pubbliche: per molti anni fu assessore municipale di Treviso, membro del Consiglio d’amministrazione della Casa di Ricovero e della Banca Trevigiana e fu il primo presidente della nostra Congregazione di Carità
Divenne sindaco di Montebelluna dal 1870 al 1873, gli anni cruciali dello spostamento del mercato dal colle al piano, decisione già presa l’anno precedente dalla giunta Cornuda ma di cui Zuccareda ne appoggiò la decisione, sfidando ire di nemici che da quell’idea vedevano lesi i loro interessi: si procurò una vera corrente di impopolarità, tanto che gli incendiarono il palazzo e gli attentarono la vita ma Zuccareda, uomo a cui non mancavano né grinta né coraggio, ne divenne l’inesorabile esecutore, affiancato dal giovane Giobatta Dall’Armi. I montebellunesi in seguito, riconoscenti dell’opera meritoria, murarono una lapide in suo onore. Solo un foresto come lo Zuccareda, probabilmente, avrebbe potuto sfidare relazioni, interessi e amicizie consolidate e procedere spedito verso l’ingresso di Montebelluna nella modernità. E, solo alla presunzione di un foresto, va aggiunto, poteva venire in mente di esaltare la sua residenza, collocata nel colle, chiedendo di mettere perfettamente a fuoco visivo la villa con l’asse orientale del sistema urbano (via Roma). In seguito all’estinzione del ramo maschile degli Zuccareda, la villa divenne della famiglia Binetti. Occupata da numerosi reparti di comando dell’esercito, sede del comando locale delle forze italiane durante la Grande Guerra, magazzino per gli armamenti durante l’occupazione nazista, nel dopoguerra sino agli anni ottanta la struttura divenne poi un convitto per sordomuti e le sue stanze furono affittate a privati, nel 1982 infine, fu acquistata dal Comune di Montebelluna.